vaffanculo

#119. DETRATTORI VS VAFFANCULO

Mi sono sempre chiesto se voler fare troppe cose e non aver voglia di fare assolutamente nulla potessero essere la stessa cosa o che, in qualche modo, potessero trovare un qualche punto in comune.

Come tante persone ho passato – e passo – momenti strani, fatti di notti insonni, pensieri, ansie, ricordi ora confusi, ora limpidi come quel lago d’agosto su al Moncenisio. E quante marmotte c’erano! Quanti dubbi, quante angosce: il lavoro, i soldi, fine mese, il mutuo. Già è un casino così, in più ci si mettono i detrattori. Maledetti. 

Mi ritrovavo spesso a pensare a tutto questo in quello che ora è il mio studio, ma che per diversi anni è stata la casa dove ho vissuto con la mia compagna e per un po’ anche con il piccolo Guglielmo. Il monolocale immerso nella campagna che ci ha “salvati” dalle malattie, dal terremoto, ci ha riparati dalla pioggia e dalle intemperie. Lo abbiamo abbandonato e poi ripreso. Abbiamo traslocato 11 volte, per poi tornare, in qualche modo, sempre lì.

In fondo ci aveva difeso quando nessun’altro lo aveva fatto. Quante notti mi sono ritrovato ad ascoltare in cuffia la tromba di Sztanko, mentre la lavasciuga in sottofondo lavava e asciugava i pochi vestiti che potevano essere contenuti nel minuscolo armadio. Scrivevo a mano libera, prendevo appunti…la mano procedeva un po’ indolenzita. Quella stessa mano che compone e improvvisa,  seguendo l’anima, il cuore e un cervello che vive la frustrazione di essere più veloce di quella mano. 🙂 Scrivevo anche su quelle ansie, ma mai sui detrattori, su chi, quelle ansie, le può amplificare. 

Era il 14 luglio del 2014, lo ricordo bene…no non è vero. Non lo ricordo affatto. E’ che, scrivendo tutto, date comprese, rileggendo gli appunti ho visto la data, ma far finta di ricordare le date fa molto più figo. Dicevo che era luglio quando ho cominciato a scrivere qualche idea per realizzare un cortometraggio sul disagio della depressione e della malattia mentale. Due cose molto diverse ma che possono incrociarsi e dare vita ad un vero inferno sia per chi ne è affetto sia per chi deve assistere. “Come è andata?” Benone! Non l’ho mai realizzato. Tante difficoltà e, forse, non mi ci sono impegnato abbastanza. Non lo so. Però è tutto scritto. Comunque ho “ripiegato” su un disco, realizzando un progetto discografico il cui intero ricavato (ben poco purtroppo) va a favore di varie associazioni di parenti e operatori che assistono malati psichiatrici di varia natura. Ma non è facile, nemmeno dare soldi. Quando presento il progetto dicendo che voglio donare il poco ricavato, nella maggior parte dei casi, non mi hanno nemmeno risposto. Tu chiedi dove poter versare i soldi, senza chiedere nulla, né pubblicità, né menzioni, ma nessuno ti risponde. Nulla. L’Italia è davvero un paese strano…mah.

Mia madre soffriva di depressione. Era una donna allegra, simpatica e gioviale. Negli anni, però, si incupì, fino a viversi addosso in modo apatico. Quasi si paralizzò a causa di una polimiosite che la bloccò per più di un anno. I medici diagnosticarono questa patologia dopo tantissime verifiche, e dissero che in buon sostanza fu causata da uno stato psicologico indebolito, quella depressione che spesso può portare all’immobilismo inconscio. Ho sempre pensato che le malattie siano dovute anche a stati psicologici ai quali non riusciamo a fare fronte: stress, tempi velocissimi, cattiveria. Siamo inquinati e non solo dai gas serra. La buona notizia è che possiamo migliorare! Quello dovremmo fare…migliorare.  

Migliorare la propria condizione però non è facile, nessuno regala nulla e sul nostro faticoso cammino incontreremo sicuramente più stronzi che angeli. Le persone possono fare male, molto. E non parlo di chi, in una relazione di coppia, lascia, no. Quello fa parte dei giochi. Io parlo di quelli che quotidianamente martellano con la loro negatività, con i loro consigli al ribasso (mai chiesti per altro). Quelli sono da evitare come la peste. La gente così deprime, nel vero senso della parola e rischia di farci ammalare. 

Sorridiamo alla gente che ci dirà “non ne vale la pena“, “lascia perdere”, “io lo so, non farlo, fallirai“. Quante volte ho sentito, e letto, frasi di questo tipo, parole che non lasciano alcuna speranza, mai. Lapidari nel buttarti merda addosso. Quanta gente pronta a tirarti giù solo per colmare il loro senso di totale inettitudine e frustrazione. Sono le stesse persone che ci diranno “ma tanto lo fanno già tutti, non farai nulla di nuovo.” Ecco, questa gente buttiamola nell’umido, senza che possa essere riciclata. E aggiungiamo un vaffanculo, con il sorriso. 

Keypoint: chi siamo noi, in fondo, per negare un vaffanculo ad uno detrattore? 🙂

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