Capodanno

Il giorno di Capodanno è un giorno particolarmente speciale per me. Nonostante sia un “uomo di scienza”, di quelli che lascia poche cose al caso, e che conosce la differenza tra tempo che scorre inesorabile e convenzioni temporali antropocentriche, vivo la fine e capodanno sempre come un momento di passaggio importante.

Uno di quei momenti che segna l’inizio di una nuova fase della nostra vita. Non parlo di buoni propositi, promesse non mantenute o liste interminabili scritte sul nuovo taccuino (che in effetti acquisto ogni anno…). Mi riferisco, piuttosto, a quello che la poetessa Edith Lovejoy Pierce, intende quando scrive

Apriremo il libro. Le sue pagine sono bianche. Le riempiremo con le nostre parole. Il libro si chiama “Opportunità” e il suo primo capitolo è “Capodanno”.

Questo è il momento in cui pensiamo maggiormente a ciò che abbiamo o non abbiamo realizzato, alle sfide – e alle sfighe – passate, ponendo le basi per i progetti futuri.

L’anno appena passato è stato un anno davvero complicato, non che gli altri anni siano stati una passeggiata, anzi, ma questo ha visto tante persone andarsene, compreso mio padre. E’ successo così, all’improvviso. La sera del 31 dicembre 2022 ho acceso una candela ormai alla fine, una candela profumata nuova che ho trovato, tra le tante, a casa di mio padre.

Aveva un buon profumo e l’ho usata parecchio. Quella notte ho deciso di accenderla dicendomi che se fosse rimasta accesa almeno poco dopo lo scoccare della mezzanotte, avrebbe significato che mio padre era lì, vicino a me a vegliare sul nuovo anno che stava appena iniziando. Vedendolo, ero convinto che quel piccolo lumicino non sarebbe durato più di 5 minuti. Era davvero alla fine e, soprattutto, lo avevo acceso intorno alle 18.30, come avrebbe potuto durare così a lungo? “Impossibile” ho pensato.

Con mia grande sorpresa, a Capodanno scoccato, il piccolo bagliore mi accoglie quando entro nel mio studio. Commosso decido di lasciarlo acceso per l’intera notte, sapendo che mio padre, forse, era proprio lì. In quel momento ho sentito anche la mia mamma. E’ stato molto bello, una bella sensazione e un bellissimo inizio. 

Il tempo è ciò che ci serve davvero

Il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo, non va sprecato. Se c’è una cosa che l’anno passato mi ha insegnato, è sicuramente questo. Non che prima non lo sapessi, tutt’altro! Lo sapevo eccome, ma per troppe volte ho privilegiato l’altrui interesse, soprattutto in ambito lavorativo, anteponendolo al mio e a quello dei miei cari. Non voglio che accada più, e questo non vuole essere solo un augurio, ma un vero e proprio daily workout, come piace dire ora.

Ho trascurato tanti interessi, tante passioni e non mi è piaciuto affatto. Non amo molto le condizioni di frustrazione e, lo sappiamo bene, rinunciare alle proprie passioni perché ci sono “cose più importanti”, è davvero frustrante. Cosa c’è di più importante delle proprie passioni? Cosa abbiamo di più appagante di ciò che ci rende davvero liberi, e cioè quello per cui sappiamo di essere nati? La musica, il business, la palestra, la vita all’aria aperta, la pittura, la danza, la propria attività lavorativa, i francobolli, la vita notturna o qualsiasi altra cosa, se vissuta con passione, è ciò che dobbiamo perseguire. Sempre. Non si deve sacrificare tempo e toglierlo alle nostre passioni, bisogna sacrificarsi per loro.

Lo so, è normale che non sempre possa andare così, e so che non è un capodanno qualunque a farci ripartire. Non voglio certo farla facile, anzi. Altrimenti non sarei caduto nella trappola, ma avrei continuato dritto per la mia strada a fare ciò che mi piaceva, ciò per cui sono nato. In verità non ho mai smesso, ma troppe volte ho rinunciato: quando i momenti di sacrificio sono molto più numerosi rispetto a quelli dedicati a ciò che ami beh, allora è lì che dobbiamo correre ai ripari.

Consapevolezza, una risorsa preziosa

Il problema è che non ci si rende conto immediatamente del turbinio che ti prenderà e che, inesorabilmente, non ti darà più spazio. Come un’edera che pian piano conquista intere case, il senso del dovere ti attanaglia e in un attimo ti ritrovi a non saper più come uscirne.

Uscire da situazioni di questo tipo non è semplice, e non solo psicologicamente. Il problema è anche pratico: impegni, incastri su incastri che accumulano come le valanghe quando iniziano la loro discesa. Impossibili da controllare, se non dopo che sono passate. A quel punto l’unica cosa che si può fare è rialzarsi, fare la conta dei danni e ripartire dalle macerie. Io l’ho fatto, più di una volta. 

Il mio augurio per tutti, e per me, è quello di essere sempre più consapevoli di quanto sia breve la vita, di quanto sia preziosa e vada onorata e rispettata ogni giorno. Certo, anche quella degli altri, ma partendo sempre da se stessi.

Oltre a festeggiarlo, con la speranza che ci porti un anno di serenità, credo sia giusto vivere il Capodanno all’insegna del cambiamento e nel comprendere, anche nei giorni a venire, cosa davvero vogliamo per noi stessi.

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