#33. PORTARSI ALL’ESTREMO…OGNI TANTO
Ogni tanto capita di chiedersi “ma fino a dove posso spingermi? Dove posso arrivare?”
Dovremmo cercare, qualche volta, di essere estremi, innovativi, follemente drastici. Esagerati. Qualunque cosa facciamo dovremmo portarci al limite.
Andando verso gli estremi si possono scoprire mondi nuovi, nuove ispirazioni, nuova linfa, oltre ad essere un ottimo esercizio per l’autostima. Sapere di potercela fare è carburante per il nostro motore creativo. Gauguin sosteneva che non esiste arte esagerata e che la “salvezza” potesse trovarsi solamente nell’estremo.
Christo e Jeanne-Claude (all’anagrafe Christo Yavachev e Jeanne-Claude Denat de Guillebon) coppia nell’arte e nella vita, erano specializzati nel ricoprire oggetti di varia natura, in modo da renderli irriconoscibili alla vista. Questo approccio rendeva interessanti anche le cose più banali e di uso quotidiano.
Iniziarono con semplici oggetti come bottiglie, riviste e piccoli elettrodomestici, poi passarono a cose sempre più grandi e impegnative: motociclette, automobili, insegne di negozi. Non si accontentarono e si spinsero oltre, cercando di superare il loro limite fino a ricoprire la porta Pinciana a Roma e il Reichstag di Berlino! Ma che caz…Davvero!? Sì!
I progetti della coppia sono stati spesso osteggiati sia dal pubblico che dalle autorità locali. Per convincere i parlamentari ospitati dal Reichstag, hanno parecchio faticato: sono andati da un ufficio all’altro, hanno scritto 662 lettere, una per ogni parlamentare, presentando progetti e portfolio e affrontando decine di trattative e telefonate.
Per portare a termine la loro opera ci sono voluti centinaia di assistenti, 100.000 mq di telo in polipropilene ignifugo coperto da uno strato di alluminio e quindici Km di corda. Un’impresa monumentale alla quale hanno assistito quasi cinque milioni di persone!
Keypoint: Pensiamo a come potremmo estremizzare, ingigantire o minimizzare. Chiediamoci: Come posso affrontare il mio progetto se avessi a disposizione tutte le risorse del mondo? E se invece non ne avessi proprio nessuna, come mi muoverei?