“E se poi non ce la fai” è una delle frasi più odiose, antipatiche e frustranti che ognuno di noi possa sentirsi dire. Quando poi a dirtela sono le persone che ti stanno vicine o dovrebbero avere un’influenza su di te, allora può diventare deleterio.

Cominciai a suonare la chitarra tardi rispetto alla “norma” (evidentemente una tipa molto precoce) e, non avendo avuto interesse nella pornografia degli anni novanta, trovai decisamente più costruttivo sfogare la mia tarda adolescenza sulle corde e sulla musica. Ed è qui che entra in gioco quel mito di mio nonno libico. “Ma come!? Ti fa venire lui l’interesse per i porno!?” Ma no! Aspetta che ti spiego.

Avevo voglia di cominciare a suonare la chitarra, lo facevano in tanti e io sentivo il desiderio di suonare. Avevo una chitarra giocattolo senza corde, e una delle libidini più grandi che provavo era registrarmi con la gigantesca telecamera super 8 della Sony e rivedermi mentre imitavo i miei idoli, con le stesse mosse. Così ho imparato a suonare la chitarra…senza corde! 🙂

E SE POI NON CE LA FAI?

Non mi era di molto di aiuto suonare senza sentire uno straccio di suono. In uno dei suoi rarissimi passaggi in Italia (4 o 5 al massimo), mio nonno un giorno mi vide durante una delle mie straordinarie performance e, sorpreso, mi chiese perché suonassi con una chitarra senza corde e, soprattutto, perché i miei genitori non mi avessero ancora regalato una chitarra con le corde!

E per farci cosa? E se poi smette e non gli piace?” La risposta tipica del genitore pieno di “fiducia” nei confronti del figlio… Il buon Zaid – così si chiamava mio nonno – non apprezzò molto questo tipo di approccio, tanto che rimproverò mio padre dicendogli che se avesse fatto lo stesso ragionamento nei suoi confronti, non sarebbe mai partito per l’Italia e non si sarebbe mai trasferito a Bologna per studiare all’università. “E se non avessi finito gli studi?”, “E se non ti fosse piaciuto?” Eh, la saggezza dei nonni…quella manca parecchio.   

I figli sono un investimento e investire su di loro fa parte del rischio di impresa. Questo mi ha insegnato mio nonno.

Storia breve ma con dentro un grande insegnamento. Meglio rischiare di fallire che “suonare” senza corde.

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