Prima di esibirsi in uno dei due spettacoli giornalieri, i piccoli artisti del parco tematico Impero dei nani si preparano nelle loro casette in miniatura a forma di fungo con il camino sbilenco. I visitatori del parco sbirciano attraverso le porte minuscole per vedere dli attori che si truccano.
Fondato nel 2009 dal magnate immobiliare Chen Mingjing, l’impero dei nani è un parco che solleva diverse questioni etiche e morali. Un centinaio di artisti, tutti al di sotto del metro e 30 di statura e reclutati in tutto il paese vivono e lavorano nel parco, non nelle case a forma di fungo, ma in dormitori progettati su misura. Gli artisti si esibiscono ogni giorno: ballano, cantano, posano per le foto, vendono cibo e bevande ai turisti, il tutto indossando costumi fiabeschi.
Il “parco” si trova a Kunming, ironicamente inserito nel Parco ecologico delle farfalle, fra le montagne della Cina.
Quanto il pubblico defluisce a fine giornata, ripuliscono, inpilano le sedie in modo ordinato, si tolgono gli abiti di scena e si ritarono nelle loro stanze. Il trattamento che la Cina riserva ai suoi cittadini di bassa statura è influenzato da una convinzione popolare secondo cui la disabilità è una punizione inflitta a coloro che hanno commesso peccati nella vita passata.
Molti lavoratori del parco si trovano lì perché sono stati ostracizzati dalla famiglia, gli è stata negata l’assistenza sanitaria o non hanno trovato lavoro, e sono quindi costretti a vivere per strada. A loro l’Impero dei Nani fornisce supporto, stipendio fisso nonché la possibilità di esibire le proprie abilità nel canto, nel kung fu o nella danza.
Detto questo, il parco è in odore di sfruttamento. Molte delle persone che lo visitano non sono affatto interessate ai talenti e alle capacità dei lavoratori, ma alla bizzarria di questo mondo in miniatura. C’è un po’ il rischio di sentirsi in visita ad uno zoo umano dove però, i visitatori, non sono animali, ma altri esseri “umani”.