#113. INIZIARE DI LUNEDÌ
Tra le lamentele più frequenti – e antipatiche – che troviamo tra le pieghe dei nostri social feed, c’è sicuramente quella dedicata al lunedì. Si inizia dalla domenica pomeriggio, ricordando ai proprio contatti quale sfacelo sta per succedere e, per tutto il giorno successivo, non si fa altro che vedere vignette e stati contro il lunae dies. Lo dico subito, per me lunedì è un giorno bellissimo, esattamente come tutti gli altri.
L’ho sempre percepito come “l’inizio“. Il lunedì può darci il LA per qualsiasi nuovo progetto, per sviluppare un’idea che magari abbiamo colto proprio durante il fine settimana. Oppure la dieta…vabbè. E’ il primo giorno della settimana. Il primo, in senso più generale, inteso come inizio, ha una forza e un fascino che nessun successivo avrà. La prima volta che fai l’amore, il primo bacio, il primo disco, il primo piatto preparato in totale autonomia. È fantastico! A tu per tu con la tua prima volta. C’è qualcosa di magico, quasi esoterico se non erotico. È il punto zero. Dopo diventerà tutto 2.0 e successivi aggiornamenti, ma la numero uno è la numero uno. È la moneta da dieci centesimi di Paperon de Paperoni. La prima volta sei all’apice dell’onestà, sei ancora puro e non conosci le malizie del veterano, le astuzie del grande maestro, la prosopopea del Direttore Naturale, Gran Mascalzon. Lup. Man. Pezz. Di Merd. Dottor Barambani. Inizi il tuo viaggio, ovunque esso ti porterà.
Viaggiare per me ha sempre significato mutare, cambiare qualcosa: una mobilità sociale che porta l’essere umano ad essere quello che è in un dato momento, ma che sicuramente lo porterà da qualche altra parte, diversa da quella in cui si trovo ora. Un viaggio, anche se di pochi giorni, anche se è solo per “staccare la spina”, è la ricerca di una condizione migliore o avventurosa. Nuova. Temporanea certo, ma diversa dalla condizione domestica e stanziale. È un momento che si cerca per sé; mi piace definirla la migrazione di test. Almeno per me funziona così.
Fin da molto piccolo ho sempre viaggiato tanto. Prima segui le origini, poi segui i viaggi del padre che lavora fuori, poi viaggi per scelta e poi viaggi per lavoro. Nell’immaginario collettivo è qualcosa di avventuroso, incredibile, invidiabile, ma in realtà viaggiare stanca e ti rende anche molto solo. Certo è fondamentale affrontare un viaggio: nuove difficoltà, nuovi scenari, gente diversa. Ma è anche un’esperienza forte. I mezzi di trasporto possono darti diversi problemi, il clima, le lingue e poi gli adattamenti, le lontananze, il cibo. Ma come tutte le grandi passioni, ci si passa sopra.
Adoro viaggiare, non potrei certo fare senza, ma tutte le volte che parto ho sempre uno stato di ansia che mi fa stare male almeno il primo giorno. Sia che si tratti di un viaggio intercontinentale che mi terrà lontano settimane o mesi, sia che debba andare al mare per una giornata (a quel punto lo stato di “ansia” è proporzionale e si parla di un paio di ore al massimo :)). Credo che sia la sindrome del palco. Anche se sei un grande artista e hai solcato i palcoscenici più importanti del pianeta, un po’ di mal di pancia da debutto ce l’hai. Ecco, io provo la stessa cosa. E anche sul palco. Senza essere né un grande artista né tanto meno un grande viaggiatore! 🙂
Viaggiare è anche accontentarsi di farlo con un bel libro. A differenza di molte persone, non amo leggere in viaggio. Preferisco perdermi completamente nell’atmosfera dei luoghi, nei racconti della gente che incontro. Un buon tè in Turchia in compagnia dell’amico Deniz Tüfekçi a scoprire le nuove tendenze urbane dei giovani turchi, o con Hirohito (non l’imperatore!) durante il tragitto tra Tokyo e Kyoto con il treno Shinkansen ascoltandolo cantare canzoni della tradizione giapponese e non capendo assolutamente nulla, ma ridendo come pazzi. Due chiacchiere al parco di Hafnarfjördur con (l’impronunciabile) Finnvarður a parlare di quanto gli sia piaciuta l’Italia e studiare design a Milano. Oppure sedersi nel dehor dell’hotel Brufani di Perugia a scambiare, o meglio ad ascoltare, le parole del maestro Paolo Conte.
Insomma, portarsi anche da leggere diventerebbe decisamente impegnativo. Per non parlare delle decine di libri, riviste, guide, opuscoli che in giro per il mondo è possibile trovare. Sarebbe davvero un surplus di difficile gestione. Preferisco scrivere, annotare, fotografare.
Keypoint: poco importa quale lunedì sia della nostra vita, il lunedì è un giorno speciale perché ci mette nelle condizioni di “cominciare”, di iniziare qualcosa di nuovo. Siamo vivi, nel vero senso della parola. Questo è impagabile.