Avrei voluto iniziare con una di quelle prefazioni geniali, ironiche, accattivanti fin dalla prima riga. Poi ho cambiato idea, e mi sono fatto prendere da qualcosa di meno “rampante” e ho deciso di cominciare dalla mia visione artistica del mondo. Così, in un caldissimo pomeriggio d’estate, mi sono ritrovato a pensare che la musica, così come la poesia, la scrittura, la scultura, la fotografia, l’architettura, la cucina e tutta l’arte nelle sue espressioni più ampie, è qualcosa di straordinario e tangibile. E’ opportuno, anzi, obbligatorio darle un valore. Alto o basso che sia, è giusto. Doveroso. Questo presupposto è alla base di un sistema sociale ed economico che deve e vuole – si spera – “premiare” l’arte o anche semplicemente l’intrattenimento.

Ma è anche vero che questo slancio artistico deve partire dal cuore, dalla passione, dall’amore. Dal banale “ho voglia di farlo e stare bene…cazzo!“. Se rendi la tua arte una sorta di mercatone, uno zimbello, e la usi solo per farti vedere, se serve solo (e ripeto, solo) per alimentare il tuo narcisismo, allora abbiamo imbroccato la strada sbagliata. Abbiamo preso una cantonata, perché l’arte è amore e l’amore va oltre il calcolo. Il nostro ascoltatore, lettore, osservatore se ne accorgerà, e rimediare sarà molto difficile.

 

 

Questo doveva essere l’incipit del mio primo libro…

E’ una fortuna poter realizzare il primo “qualcosa”. Il primo ha una forza che nessun successivo ha. La prima volta che fai l’amore, il primo bacio, il primo disco, il primo piatto preparato in totale autonomia. È fantastico. A tu per tu con la tua prima volta. C’è qualcosa di magico, quasi esoterico se non erotico. È il punto zero. Dopo diventerà tutto 2.0 e successive release, ma la numero uno è la numero uno. È la moneta da dieci centesimi di Paperon de Paperoni. La prima volta sei all’apice dell’onestà, sei ancora puro e non conosci le malizie del veterano, le astuzie del grande maestro, la prosopopea del Direttore Naturale, Gran Mascalzon. Lup. Man. Pezz. Di Merd. Dottor Barambani[1].

 

[1] Liberamente tratto da Fantozzi alla riscossa, film italiano del 1990 con Paolo Villaggio, regia di Neri Parenti.

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