Così come nella fotografia, in particolare quella di strada, il ruolo del caso dipende dalla nostra disponibilità a farlo accadere ed accettarlo.
Gli imprevisti sono spesso deleteri o, quanto meno, non interessanti – ad esempio qualcuno copre un soggetto all’improvviso – ma può capitare che una situazione casuale dia un tocco altrimenti impossibile da ottenere. Ricordo una volta in cui stavo fotografando una piazza affollata e un bambino in bicicletta è entrato improvvisamente nell’inquadratura, creando una composizione perfetta che non avrei mai potuto pianificare.
La fotografia come la conosciamo oggi ci permette di cogliere il caso con estrema leggerezza e tranquillità: non rischiamo di sprecare pellicola, anche le piccole macchine compatte hanno modalità di scatto a raffica e possiamo vedere il risultato immediatamente dopo aver premuto il pulsante, cosa che, nella vita reale, si presenta ben poche volte. Quando capita sarebbe il caso, appunto, di approfittarne.
La casualità può intervenire in vari modi, ma è fondamentale capire quando ci rendiamo conto di ciò che sta accadendo nel preciso momento in cui stiamo scattando e quando, invece, ce ne rendiamo conto solo dopo aver immortalato la scena. Anche nel nostro quotidiano sarebbe interessante capire quanto ci rendiamo conto di ciò che è accaduto fortuitamente e ciò che è stato merito nostro; tante volte confondiamo le cose, volendo credere di essere noi gli artefici di ogni singola situazione.
IL CASO COME RISORSA
Noi facciamo scelte, che influenzeranno ora benevolmente, ora impietosamente, quello che la casualità ha deciso comunque di riservare per noi. Siamo fatti di acqua, anima e caos. Si dice che il caso non esista e che sia semplicemente una concatenazione di eventi che portano ad un determinato risultato. Dal punto di vista matematico ha una sua logica: tutto sembrerebbe consequenziale se non fosse che, avendo a che fare con gli esseri umani, possiamo solo prevedere – con una certa probabilità – ciò che potrebbe accadere, ma la certezza risiede, per ora, in ben poche cose.
Il compianto Stephen Hawking scrisse che Einstein sbagliò quando disse: “Dio non gioca a dadi”; i suoi studi sui buchi neri suggeriscono infatti “non solo che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere.” Un modo scherzoso, ma non troppo, per dire che molte “cause” sono figlie del caso, così come molte scoperte in campo scientifico, medico, fisico. Basti pensare a Fleming e la scoperta della penicillina, o alle intuizioni di molti artisti che hanno trovato ispirazione in incidenti fortuiti.
Due sono i tiranni della nostra vita, il caso e il tempo. Facciamoceli amici. Come diceva il filosofo Friedrich Nietzsche, “Il caso è il più antico nome di Dio”. Riconoscere il ruolo del caso nella nostra vita può portarci a una maggiore accettazione e, forse, a una maggiore serenità.
CONSIGLI PER I FOTOGRAFI
Per chi si dedica alla fotografia di strada, ecco alcuni consigli per sfruttare al meglio la casualità:
- Rimanere vigili: tenere sempre gli occhi aperti e pronti a cogliere l’imprevisto.
- Posizionarsi strategicamente: scegliere luoghi dove è più probabile che accadano eventi interessanti.
- Utilizzare la tecnologia: sfruttare le modalità di scatto a raffica e le anteprime immediate delle fotocamere digitali per non perdere mai un momento.
CONNESSIONI CON ALTRE ARTI
La casualità non è solo un elemento fondamentale nella fotografia, ma anche in molte altre forme d’arte. Nella pittura, artisti come Jackson Pollock hanno abbracciato il caso nei loro metodi di lavoro, creando capolavori tramite tecniche di dripping che lasciavano ampio spazio all’imprevedibilità. In musica, compositori come John Cage hanno utilizzato il caso come strumento compositivo, introducendo elementi di aleatoricità nelle loro opere.
La casualità è, dunque, una forza creativa che attraversa molte discipline e che può offrire risultati inaspettati e meravigliosi. Rispettiamola e impariamo a vedere il valore nelle sorprese che ci riserva.
Due sono i tiranni della nostra vita, il caso e il tempo. Facciamoceli amici.