#85. A SCUOLA DI FALLIMENTO
Ultimamente, ma nemmeno troppo, il fallimento è diventato un po’ protagonista della vita in generale. Dagli affari, al mondo artistico, passando attraverso la nostra vita privata, ognuno di noi ha letto, o per lo meno visto, libri, giornali, blog che non solo parlano di fallimento, ma quasi invitano a perseguirlo.
Prima o poi nella vita falliremo, ne possiamo stare certi. A meno che non ci trasformiamo in amebe senza stimoli, per forza di cose topperemo, e alcune volte lo faremo in modo clamoroso e plateale. Va accettato e, come abbiamo già detto qui, il fallimento è il primo gradino del successo, ma il concetto che tutti dovrebbero essere incoraggiati a fallire è un modo di avanzare un po’ rischioso. Imparare dai fallimenti sì, ma andarseli proprio a cercare è un comportamento sprovveduto (per non dire pirla).
Il fallimento fa e farà parte della vita, a tutti capita di sbattere il testone o di rimanere scottati perché quell’idea era meno geniale di quanto pensassimo, e non ne saremo contenti perché toppare è sì fondamentale, ma non piace a nessuno.
Non dovremmo ricercare il fallimento, ma limitarci ad accettarlo per quel che è, che succederà altre volte e trarne, ove possibile, una lezione. Quando falliamo dovremmo cercare di farlo molto velocemente e lasciare meno tracce possibili. Sapere se e soprattutto quando mollare la presa è vitale quasi, se non di più, dell’avere successo.
Non so voi, ma io l’ultima cosa che voglio è prolungare un fallimento, sprecando tempo (spesso denaro) ed energie preziose. Mi è capitato e credo capiterà ancora, ma una cosa l’ho imparata: meno dura meglio è. Non potendo limitare il numero di fallimenti, essendo un entusiasta e cimentandomi in mille cose, ho dovuto necessariamente rivedere e correggere almeno la durata dei fallimenti stessi. 🙂
Nessuno ci regalerà mai nulla (..sì lo so, a qualcuno sembra che invece succeda, ma non è il nostro caso), faticheremo e sarà normale; essere consapevoli dei nostri nemici (vedi fallimento) e fare il possibile per evitarli o, quantomeno, limitarli, è l’unica cosa che possiamo imparare dalle esperienze negative. E ricordatevi, meno dura, meglio è!
Keypoint: ok fallire, ma anche no. 🙂