#74. L’UGUAGLIANZA NON E’ UN VALORE
Non sempre le persone che incontreremo saranno d’accordo con noi, anzi, è probabile che la maggior parte delle volte siano in totale disaccordo, soprattutto se le nostre idee creative e professionali escono dai “soliti” standard precostituiti.
Ognuno di noi ha, per formazione, cultura, attitudine, degli archetipi difficilissimi da scardinare e che sono lì a sedimentare da decine di anni e, forse, da centinaia di occasioni mancate di fare diversamente. Non tutti quelli che incontreremo avranno i nostri stessi valori e convinzioni e prima questo lo accerteremo di buon grado e più serenamente vivremo.E’ una lezione che andrebbe imparata fin da subito,in particolare on line.
Non vi è alcun motivo valido per commentare ogni post con cui non siamo d’accordo. Nel caso avessimo qualcosa di costruttivo e che possa arricchire la discussione, allora sì che il nostro contributo potrebbe (il condizionale è d’obbligo) arricchire la conversazione virtuale, ma dobbiamo metterci in testa di andare oltre il “ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?” o “non sono assolutamente d’accordo”. Non ne vale la pena: abbiamo perso tempo e una buona occasione per fare bella figura.
Sul tema dell’uguaglianza, la letteratura, la filosofia, la sociologia e tutto il cucuzzaro, hanno “sprecato” ben più nobili parole delle mie, ma uso il concetto in modo pretestuoso per esprimere l’idea, assai banale, che in un mondo del tutto stereotipato e appiattito da modalità globali e connessioni continue, l’uguaglianza non è un valore.
Sono convinto che ogni essere umano sia uguale per diritti. In termini “civici” ognuno di noi, nel momenti in cui nasce, dovrebbe avere le stessa possibilità e libertà di esprimersi al meglio delle sue potenzialità, avere la possibilità di accedere ai “servizi” basilari che rendono la nostra permanenza sulla terra dignitosa. Non credo in una uguaglianza etica intesa come èthos, comportamento. Questo è il nostro mondo personale che esula dall’uguaglianza; è ciò che ci dovrebbe permettere di valorizzare la nostra unicità.
Non dovremmo prendercela con chi la pensa diversamente da noi perché quel pensiero, probabilmente del tutto fuori dalla nostra sfera di pensiero, può comunque essere un arricchimento. Discutere in modo civile è un’attività sana, se le nostre argomentazioni si limiterebbero a delle offese o ad un semplice “per me non è così perché mi da fastidio”, allora possiamo tranquillamente tenerci il nostro commento per noi.
Questo non significa che non possiamo pensarla esattamente come la stiamo pensando. Ognuno è, appunto, libero di pensarla come vuole. Però quanto è difficile…soprattutto in quegli ambienti dove le cosiddette flame war sono all’ordine del giorno, il guazzo dove animare e sfogare le proprie frustrazioni e delusioni, non credo ci siano altre spiegazioni.
Sarà capitato anche a voi di leggere discussioni al vetriolo tra persone di una fazione, rispetto ad un altra. La cosa impressionante è quando, persone sconosciute, mai viste né sentite, si offendono in modo brutale per argomenti tipo “è meglio lo sgnapsphone rispetto al pippacell“, “la mia fotocamera è più bella della tua“…e via così fino alla religione, la politica e lo sport. Ogni occasione diventa tema per farsi guerra…e perdere tempo aggiungerei.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate di questo bizzarro approccio che tendiamo ad avere, soprattutto su argomenti futili come appunto un sistema operativo, un cellulare o una tariffa telefonica.
Keypoint: la prossima volta che qualcuno darà o dirà qualcosa con cui non siamo d’accordo e non ci tocca personalmente, ricordiamoci che non siamo tutti uguali e, quindi, noi non abbiamo tempo da perdere.