Dunque, una volta per tutte, ti viene proposto un breve precetto: ama, e fa ciò che vuoi. Se tu taci, taci per amore: se tu parli, parla per amore; se tu correggi, correggi per amore; se tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore; e da questa radice non può derivare se non il bene.
Mi piace molto questo pensiero di Sant’Agostino. In questa parte di una delle sue dieci omelie, Sant’Agostino è chiaro: ogni verità esca dalla nostra bocca, per amore e con amore. Ma attenzione, non si parla mai di verità in modo esplicito.
Altrimenti saremo chiamati a rispondere di come abbiamo deturpato, strumentalizzato, offuscato quella verità. Se lo leggiamo bene, infatti, Agostino, benché non usi mai la parola “verità”, parla di amore e di verità insieme. Parla infatti di parole e di correzione, cioè, appunto, di verità. Ma sottolineando l’amore.
Tanto che alla fine della frase, dopo l’invito a correggere per amore, invita al perdono: che non è l’abdicazione ad un giudizio, ma il riconoscimento che ogni giudizio umano non definisce e non conclude. Perdono il prossimo quando ho chiaro che non è riducibile alla sua colpa, al suo errore del momento, e che io che giudico, anche giustamente, non sono Colui che solo ha il potere e il diritto di un giudizio definitivo.
Anche se pregna di senso cristiano io, da buon ateo, ci vedo qualcosa di “ancora più grande”, una visione non dettata dalla Rivelazione, ma dalla consapevolezza. Allontano – e rifuggo – l’idea della Manzoniana provvidenza, per cercare un senso più pragmatico; dunque l’amore è sia logos che azione. Un’azione vera, consapevole, sincera.