#46. I LIMITI AGGIRIAMOLI
Ognuno di noi ha i suoi limiti, ma il nostro pensiero, se adeguatamente allenato, è in grado di aggirare anche gli ostacoli che appaiono insormontabili.
Certi problemi, alcune situazioni e alcune persone che incrociamo lungo il nostro cammino, somigliano ai muri di un complesso labirinto. Ma il labirinto, come la vita, per quanto possa sembrare complesso, ha sempre una via d’uscita. Non sarà facile trovarla, qualche volta ci faremo aiutare da una guida, altre volte torneremo indietro (ricordiamoci che arrendersi è un opzione e non un fallimento). Qualcosa ci inventeremo.
Tanti musicisti in passato hanno dovuto superare limiti apparentemente insormontabili; pensando alla visione “leggermente” distorta che abbiamo ora della musica, dove solo i talent permettono una sfavillante quanto breve carriera, quei musicisti, oggi, non farebbero nemmeno la sagra del vino rosso in cartone.
Bob Dylan era un pessimo cantante, senza voce e con un timbro a tratti fastidioso, così mise nei testi quella forza e quei contenuti che gli permisero di superare il limite della voce. Il chitarrista Django Reinhart riportò una paralisi parziale alla mano sinistra in seguito ad un incendio, ma questo non gli impedì di diventare il più influente chitarrista gypsy jazz di tutti i tempi.
La storia Tony Iommi dei Black Sabbath è davvero incredibile e singolare. Finite le scuole trovò lavoro in un’azienda di lavorazione dei metalli, aveva iniziato anche a suonare la chitarra e prometteva bene. Purtroppo durante un turno di lavoro perse le falangi di due dita della mano destra; Iommi era mancino, quindi erano fondamentali quelle due dita. I medici fecero alcuni tentativi per riattaccare le parti amputate, ma non riuscirono. Tony cadde in una profonda depressione e maturò l’idea di abbandonare la chitarra. Casualmente ascoltò proprio la musica di Django Reinhardt che aveva subito qualcosa di molto simile. La storia dell’incidente di Django incoraggiò Tony nel ricominciare a suonare, ricorrendo all’applicazione di due protesi realizzate proprio da lui stesso! Con due tappi di detersivo sagomò quelle che diventarono le sue falangi mancanti e che diedero quel particolare sound alla chitarra dei Black Sabbath.
Se un chitarrista può superare il limite (apparentemente davvero insormontabile) della perdita delle dita, è evidente che si può rimediare quasi a tutto. Non abbiamo scuse.
Keypoint: soluzioni alternative, al limite della “credibilità” possono spingerci ad esplorare zone originali e del tutto nuove della creatività.