REINVENTARSI PARTENDO ANCHE DALLE NOSTRE MACERIE
Michel Foucault sosteneva che l’uomo moderno avesse la possibilità di concepire la sua intera vita come una grande e sensazionale opera d’arte. La sfida non è quella zen di trovare – o ritrovare – se stessi, ma quella di inventare reinventarsi. La vita e se stessi.
Ogni decisione, azione o pensiero ci porta a creare: la vita stessa è una nostra creatura. Siamo noi che scegliamo ciò che vogliamo essere, nessun altro.
“Reinventarsi“, “Cambiare“: parole ed espressioni che evocano sensazioni contrastanti.
Sono parole che ci spaventano, talvolta ci bloccano senza darci respiro, ci fanno vacillare e minano la nostra autostima. Se non riusciamo a portare avanti un’idea di cambiamento ecco che ci sentiamo sconfitti e, per quella dannata paura di non farcela, ci fermiamo.
Sono convinto che anche nell’ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.
(Giacomo Leopardi)
Ma c’è sempre un lato di noi, magari per qualcuno estremamente nascosto, che viene acceso, caricato, e riempito di nuova linfa non appena sentiamo queste parole. Cambiamento, novità, reinventarsi…sono parole che ci fanno immaginare ciò che potremmo (vorremmo-dovremmo) diventare. Lo srone ultimo per partire.
Durante la seconda guerra mondiale, l’artista Joseph Beuys, fu mitragliere su un caccia bombardiere della Luftwaffe; il suo aereo fu colpito mentre sorvolava la Crimea dove precipitò. Secondo il suo leggendario racconto, fu salvato da una tribù di nomadi che lo accudirono e ne curarono le ferite con miele e feltro. Beuys fu in realtà salvato da una unità di ricerca tedesca e ricoverato presso l’ospedale militare.
Aveva ideato quella “leggenda” per creare il suo mito personale. La storia così com’era non gli piaceva e aveva usato uno stratagemma artistico per introdurre nel racconto materiali non convenzionali: miele, feltro e una tribù nomade!
Per lui la creatività era uno stato mentale e la applicava a qualsiasi cosa facesse. Certo non dobbiamo diventare tutti così “borderline” nel raccontarci, ma è la modalità che risulta accattivante: applicare una visione creativa ad ogni aspetto della vita, anche nella tragedia.
Pensiamo sempre a ciò che facciamo come ad un atto di creatività. Non importa se ci accingiamo a scolpire un’opera monumentale di marmo travertino, se ci dilettiamo a cucinare la torta della nonna o a sistemare il cassetto dei calzini (possibilmente puliti :)), ogni gesto deve diventare parte di un’opera d’arte. Noi stessi siamo l’opera d’arte.
Tutti vorrebbero cambiare, ma in realtà sono pochi quelli disposti a mettersi in gioco e a fare “il sacrificio“ della nuova conquista. Costa fatica, significa giocarsi un po’ il culo, ma è solo così che si vive.
Keypoint: non dobbiamo cercare noi stessi. Dobbiamo inventarci, ogni giorno.