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#60. LA FESTA DEL LAVORO…PER CHI LAVORA

Oggi, primo maggio, si festeggiano i lavoratori e lo si fa da diversi anni e, in tutti questi anni le cose anziché migliorare sono, via via, peggiorate. Il lavoro non si trova ma, fenomeno ancor più preoccupante – almeno qui in Italia – è che si perde con troppa facilità. I dipendenti hanno visto, con il passare degli anni, l’affievolimento dei propri diritti e aumentare le angherie, i lavoratori autonomi e gli imprenditori sempre più vessati senza alcun ammortizzatore. Ogni partita IVA deve farcela da sola. 

Ma oggi è festa e non dobbiamo polemizzare, non possiamo guardare al passato come fosse un alibi. Dobbiamo avere piena consapevolezza di ciò che è stato per cambiare e costruire un “quel che sarà” migliore.

Confucio scrisse:

Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita

Fino a qualche decennio fa questo era possibile ed auspicabile ora, invece, tutto è cambiato. La frase potrebbe riassumersi con: “Trova un lavoro…“.

Ma perché si festeggia? Come spesso accade per le commemorazioni di questo tipo, deriva da un qualche brutto accadimento: un po’ come dire che si può festeggiare SOLO se capitano disgrazie, altrimenti non ha senso ricordare, commemorare, fermarsi. Ma questo è, e questo ci teniamo. Anche la festa del primo maggio non fa eccezione, la Festa del lavoro, o dei lavoratori, viene celebrata il primo maggio di ogni anno in Italia e in molte altre parti del mondo, e la scelta di questo giorno deriva proprio da un tragico evento accaduto alla fine dell’Ottocento, anche se prima di allora una giornata del lavoro si era già festeggiata nel mese di settembre.

Le origini della Festa del lavoro

Nel 1886, proprio a maggio, la polizia di Chicago sparò sui lavoratori che da giorni scioperavano per il mancato rispetto della legge che istituiva il tetto delle otto ore lavorative al giorno. E’ proprio l’Illinois il primo stato americano ad istituire per legge il tetto delle otto ore giornaliere. In quell’occasione morirono due persone. Le proteste che seguirono quell’episodio furono a loro volta represse con violenza dalla polizia e culminarono nella triste manifestazione di Haymarket, la piazza del mercato delle macchine agricole, durante la quale morirono decine di lavoratori – sia manifestanti che agenti – a causa di un attentato esplosivo.

Gli organizzatori della manifestazione del primo maggio, un gruppo legato dall’Associazione dell’Ordine dei Cavalieri del Lavoro americani, i Knights of Labor, furono arrestati e processati. Sette di loro furono condannati a morte, con prove poco credibili o addirittura inesistenti. Un condannato a morte si uccise in prigione il giorno prima dell’esecuzione, ma altri quattro furono uccisi per mano del governo americano e, secondo le cronache dell’epoca, cantarono l’inno francese (la Marsigliese) prima dell’esecuzione. Nel 1890, l’organizzazione Seconda internazionale decise di promuovere in tutto il mondo la festa dei lavoratori il primo maggio.

 La Festa del lavoro in Italia e la strage di Portella della Ginestra

In Italia la ricorrenza è tradizionalmente festeggiata anche con il “concertone”organizzato congiuntamente dai sindacati CGIL, CISL e UIL in piazza San Giovanni in Laterano a Roma. In Italia la festa del lavoro ricorre dal primo maggio del 1891 fino alla sua “cancellazione” durante il ventennio fascista che, decisa la soppressione, fu fatto coincidere con la celebrazione del 21 aprile, il cosiddetto Natale di Roma.

Come tutti sappiamo venne ripristinata la settimana successiva alla liberazione del 1945. Il primo maggio del 1947 duemila persone – soprattutto contadini – manifestarono contro il latifondismo a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. Un attacco armato deciso dalla mafia, con la complicità di chi era interessato a reprimere i tentativi di rivolta dei contadini, portò alla morte di undici persone e al ferimento di altre ventisette.

Il bandito Salvatore Giuliano fu identificato come il capo degli autori della strage, ma nel tempo furono fatte diverse ipotesi su chi potesse averlo sostenuto e aiutato. Le persone uccise a Portella della Ginestra si chiamavano Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Francesco Vicari, Vito Allotta, Serafino Lascari, Filippo Di Salvo, Giuseppe Di Maggio, Castrense Intravaia, Giovanni Grifò, Vincenza La Fata. Tre di loro avevano meno di 13 anni.

Un augurio a tutti i lavoratori, a tutti quelli che lo stanno cercando e a chi, purtroppo, è destinato a perderlo. 

KeypointIl lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo.
(Adriano Olivetti)

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