#24. USA LE MANI

Troppi pensieri? Usa le mani. Il dolore ci opprime senza darci tregua, facendoci mancare il respiro? Cuciniamo, laviamo la macchina con le mani, ripariamo un muro, sistemiamo il terrazzo, il giardino. Fatichiamo. Provare con il sesso aiuta, molto.

Qualsiasi cosa, purché ci siano di mezzo le mani. Le nostre mani. Convogliare l’energia – anche se apparentemente assente – in qualcosa di pratico, di creativo. Qualcosa che ci permetta di fare fatica e, al contempo, di concentrarci solo su quella attività, e la fatica è grande maestra. 

La mente non è tutto e spesso “mente” facendoci credere che esistiamo solo al suo interno, che il mondo che essa crea sia l’unico mondo possibile, che tutto ciò che ci suggerisce è vero. Sappiamo perfettamente che non è così: la maggior parte delle persone che ci circondano sono molto diverse da come crediamo che siano. Non va come ci raccontiamo, va come va. 

La passione per la distruzione è anche una passione creativa.

Distogliere l’attenzione dalla mente – periodicamente – portandola al nostro corpo, ai movimenti, riconducendola ad uno stato materico, ci fa capire che il nostro Sé vero, quello autentico, non abita nei suoi meandri. Lì ha solo una casa per le vacanze, ma noi possiamo vivere nel corpo, nell’anima e, soprattutto, nel presente. La mente viaggia, ben lo sanno i sognatori, ma non solo loro. La mente va dove vuole e si muove non solo per luoghi ma nel tempo: la mente ci porta dal passato al futuro, ed è un viaggio che ci allontana dal presente, dal qui e ora.

Quando sentiamo vicina la depressione, la tristezza, è importante “inventarci” compiti pratici, anche semplici: pulire le piastrelle del bagno, sistemare le piante di casa, riordinare qualche cassetto, gettare documenti vecchi o portare materiale di risulta alla stazione ecologica. Così è possibile distrarsi dalla mente egocentrica, concentrandosi nei piccoli gesti apparentemente insignificanti. 

Fondamentale: mai giudicare ciò che facciamo. “Sono stonato, inutile cantare“, “le piante muoiono tutte, non sono certo un giardiniere…” e via discorrendo. Non è questo il punto sul quale concentrarsi. Quello che facciamo lo facciamo solo ed esclusivamente per noi, e per la nostra anima. 

Keypoint: non c’è tristezza che non possa essere superata dalle proprie mani.

 

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