#363. RUGGINE, QUO RELICTO

Un antico proverbio dice “la ruggine rode il ferro e i dispiaceri il cuore.” Come fare per non restare alla mercé di ciò che ci viene propinato dall’esterno? Nei versi tratti da “La Ruggine e il giallo” di  Sergej Gandlevskij il rimpianto agisce come agente distruttivo, inesorabile. 

Nessuno come me sa il blu della luce autunnale,
del passato il rimpianto
di un attempato la fregola.

Darei tutto per tornare ad aspettare al metrò
una donna di 23 anni con un lungo cappotto nero.

Il musicista belga Jacques Brel, scrisse: 


Conosco delle barche che arrugginiscono in porto per non aver mai rischiato una vela fuori.


La ruggine è la conseguenza dell’immobilismo, della mancata manutenzione, del mancato amore verso se stessi ma, soprattutto, verso gli altri. E’ così che logoriamo i rapporti, sempre uguali, sempre alla mancata misericordia di agenti esterni, pronti a demandare al prossimo di averne cura per nostro conto. Abbiamo creato una società dove i nostri cari sono curati da sconosciuti…

Fare esplorazione urbana significa, anche, affrontare la sfida che ci lancia il passato: è un’ansia che pervade ogni volta che si “vive” un luogo dell’abbandono. I luoghi apparentemente dimenticati hanno in sé una grande dignità, nonostante siano spesso nudi, anche innanzi allo spettatore più distratto, sanno come imporre la loro storia. Sono gli strati di ruggine che, come cicatrici, coprono con maestria le ferite di una vita. 

Keypoint: prendiamoci cura della nostra ruggine affinché non ci indebolisca ma ci faccia da strato protettivo.

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