#311. IL FUTURO DELLA PRIVACY
Oggi, 7 novembre, è una giornata piuttosto importante per il mondo della tecnologia e, in particolare, di ciò che riguarda la privacy di ognuno di noi, e non solo on line.
Google e Facebook sembrano essere ina parte d’accordo con gli standard introdotti da Tim Berners-Lee, il fondatore del world wide web. La formula che prevede Tim è piuttosto semplice sul piano teorico, ma ben più complesso all’atto pratico. Fondamentalmente immagina uno divisione dei grandi player della Silicon Valley per ridurre il monopolio di internet. Il “contratto per il web” – come indica il Financial Times – richiede ai colossi di internet di rispettare la privacy sui dati e sostenere il meglio dell’umanità. Non sembra una gran novità e nemmeno un monito particolarmente “aggressivo”.
Un altro strumento con il quale Berners-Lee ha deciso di portare avanti la sua lotta contro i furti di dati e per la privacy sul è Solid, la piattaforma open source sviluppata in collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology). Questa piattaforma permette di spostare la gestione dei dati, decentrandola dai server dei big di Internet, lasciando agli utenti la libertà di scegliere dove “stoccare” le proprie informazioni e quali applicazioni possono utilizzarle.
Solid si basa sul concetto di True data ownership (Vera proprietà dei dati). Come si legge sul sito “Gli utenti dovrebbero avere la libertà di scegliere dove risiedono i loro dati e chi è autorizzato ad accedervi. Dissociando il contenuto dall’applicazione stessa, gli utenti sono ora in grado di farlo”.
”Chi di noi è online vede i suoi diritti e le sue libertà minacciate“, ha affermato Sir Tim Berners-Lee al Web Summit di questi giorni a Lisbona. ”Il nuovo contratto per il web prevede nuove e chiare chiare responsabilità per coloro che hanno il potere di rendere la rete un luogo migliore“.
Tra i firmatari del nuovo contratto per il web compaiono una sessantina di aziende, governi e business leader tra cui il governo francese, Gordon Brown (ex Primi Ministro UK), Google, Facebook, Richard Branson (Virgin), CloudFlare, W3C e molti altri. Speriamo che anche il governo italiano e le grandi aziende TLC si prendano almeno la briga di leggerlo…
Amazon, una delle aziende più grandi e potenti sembra non essere intenzionata a firmare…
Keypoint: non sappiamo quando, ma qualcosa sta cambiando.