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273. I PROGETTI SONO OVUNQUE

Eravamo in pieno autunno, il sole dell’alba veniva addolcito dalle nebbie del mattino, faceva freddo e nella piccola scuola dell’infanzia di mio figlio avevano iniziato a fare piccoli progetti, lavoretti di gruppo e iniziative rivolte proprio a questa magica stagione autunnale. 

Forse ispirato da questi lavori scolastici, un pomeriggio decide di dipingere due piccoli melograni e, un po’ per inesperienza, un po’ per gusto (ci sta anche quello) “trucca” i due frutti con mano insicura ma volonterosa. Il lavoro, che esegue in totale autonomia, ma con l’attenta supervisione della mamma, gli piace molto e me lo mostra con orgoglio. 

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“Guarda papi! Ho fatto questi, ti piacciono?”
“Wow! Ma sono bellissimi, sembrano due personaggi di una storia fantastica e un po’ di paura!”
“Sì, è vero! Facciamo un film!?”
“Un film!? Ma tu sai come si fa un film? Io non l’ho mai fatto…”
“No, ma li ho visti, quindi so come si fa un film! E’ facile!”

Questo entusiasmo e apparente “faciloneria” dei bambini mi ha sempre affascinato e aiutato un sacco anche nelle mie attività. In fondo, se ci riesce un bambino di 5 anni, posso farcela anche io…forse. 🙂 

Deciso! Si fa il film. Ma da che parte cominciamo? “Facciamo una storia” suggerisce il Stanley Kubrick reincarnato nel nano; questa è stata la fase che, probabilmente, ci ha impegnato di più e che ha dato i risultati più schizofrenici di tutto il progetto. Non voglio certo tediarvi con il racconto dettagliato di come si è sviluppata la “straordinaria” sceneggiatura e l'”estenuante” ricerca delle numerose location in giro per il mondo. Però, per aiutarvi nella lettura dell’opera, posso introdurre alcune delle parole chiave che sono state introdotto dal nostro sceneggiatore in erba: paura, fantasia, Salmina, Roger, film, impegno, divertimento, maschera, notte, altalena, buio, storia, luci, casa abbandonata. 

La cosa che più mi ha colpito nel realizzare questo straordinario colossal, vera pietra miliare della cinematografia d’essai, al di là del divertimento incredibile, è stato l’impegno con il quale mio figlio ha intrapreso l’avventura. Il giorno delle riprese era concentratissimo, si è preso la briga di seguire tutte le fasi: dall’allestimento, ai ciak , dai costumi, alla regia. Ha messo bocca anche sulla fotografia, ma la madre lo ha zittito, “sono io il direttore della fotografia!” In effetti…teneva la torcia.   

Tra caos e realtà, girato in una proprietà abbandonata, abbiamo portato a termine questo progetto dal budget pressoché illimitato e, grazie anche a questo aspetto, siamo riusciti ad ottenere un prodotto a dir poco strabiliante che vi mostro qui sotto. 🙂 

Inutile raccontarvi la trama, è chiarissima…

Scherzi a parte, questo è solo un pretesto per dire che davvero possiamo farci ispirare per un progetto, un’opera, un lavoro da qualsiasi cosa ci circondi.  

Keypoint: è vero, qualsiasi cosa può diventare un progetto, un’opera. Basta averne la “visione”.

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