fatica

#257. QUANDO VIVERE E’ UNA FATICA

Nella poesia “Spesso il male di vivere ho incontrato“, Eugenio Montale, con linguaggio essenziale e drammaticamente semplice, riversa il suo concetto di negatività della vita – e della poesia – in modo assoluto e senza via di scampo. Un’inesorabile sequenza di immagini che non danno al lettore alcuna via d’uscita. 

Poche, strazianti righe, per esprimere tutta la sua “fatica” e il suo malessere, innanzi a quel “male di vivere” rappresentato dal fiume, dalla foglia e dal cavallo. Laddove vi era una possibilità di rivalsa e il bene sembra fare capolino, ancor più amara è la scoperta di una fatalità del tutto indifferente che, in momenti senza luogo e in tempi senza spazi veniamo allontanati , per un momento, dalla realtà delle cose.

Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato

Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

Quanto questo male si infila tra le pieghe dell’anima di tanti esseri umani? Quanti “non ce la fanno” e per questo decidono di lasciare andare tutto? L’esistenza stessa. Il pessimismo cosmico di leopardiana memoria che, ancorché manifesta in precedenti periodi storici, trova la sua massima espressioni tra le righe dure di questa e altre liriche raccolte in Ossi di seppia e che, a legger bene,  trova nel caso l’unica alternativa possibile al male di vivere. 

Mia madre soffriva di depressione. Era una donna allegra, simpatica e gioviale. Ma negli anni si incupì fino a viversi addosso in modo apatico. Quasi si paralizzò a causa di una polimiosite che la bloccò per un anno. I medici hanno diagnosticato questa patologia a causa di uno stato psicologico indebolito che, dopo la depressione, spesso porta all’immobilismo inconscio. Ho sempre pensato che le malattie siano anche stati psicologici ai quali non riusciamo a fare fronte. Stress, tempi velocissimi, cattiveria. Siamo inquinati e non solo dai gas…

Ognuno di noi, credo, ha avuto momenti bui o ha conosciuto persone che hanno attraversato – o attraversano tutt’ora – un grande calvario interno. Non siamo obbligati ad aiutarli e, spesso, non vogliono (e non vogliamo) essere aiutati, ma far sapere che ci siamo, questo potrebbe bastare. Quando vivere è una fatica non è semplice nemmeno affrontare le cose apparentemente più semplici: sei bloccato, in uno stato di apatia totale e il panico è spesso compagno di sventura. 

Non dovremmo mai dimenticare le fatiche, i momenti in cui siamo rimasti soli…dovremmo evitare tutto questo agli altri.

KeypointSe sapessimo di non essere eterni, saremmo meno stronzi. 

Spread the word. Share this post!

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *