#157. MEGLIO AVERE ENTUSIASMO O RIGORE?
Meglio avere entusiasmo o rigore? E’ preferibile essere metodici o estrosi? “Per essere un artista occorre avere molta disciplina“, ci dicono spesso individui di buona fede che non sono artisti, ma vorrebbero esserlo. Che splendida seduzione: è un palese invito a pavoneggiarci di fronte al pubblico adorante, a recitare la parte degli eroi, dei rigorosi automi e…falsi. E’ molto pericoloso fondare la propria immagine artistica su un modello di disciplina militare; può funzionare nel breve periodo ma, alla lunga, non darà buoni frutti.
Per sua stessa natura, la disciplina è alla base del narcisismo, basandosi sull’ammirazione di se stessi: ammirandoci per essere così forti e determinati, mettiamo al centro della nostra attenzione la disciplina per arrivare ad un risultato e non il flusso creativo. Spesso mi capita di leggere “grazie ai sacrifici che ho fatto e alla rigida metodica ho realizzato questo e quello!“. Pochissime volte leggo, invece, “quanto è stato bello fare quello che ho fatto, e che divertimento!“. Tra queste due espressioni, che vogliono raccontarci lo stesso risultato, c’è un abisso.
La parte creativa di ognuno di noi non lo fa seguendo stilemi automatici, in modalità catena di montaggio, non possiamo mettere il pilota automatico. Il nostro motore non è carburato dalla disciplina, azionato dall’orgoglio. Questo è un approccio che non tiene conto dei nostri reali desideri. Perché la nostra arte, e l’entusiasmo per essa, possa durare nel tempo – e oltre – occorre capire che abbiamo prima di tutto bisogno di fervore più che disciplina, e l’entusiasmo non è uno stato d’animo, è un atto di fede. L’entusiasmo è gioco e il gioco è divertimento. Il divertimento esula dal rigore, dalla precisione marziale. E’ l’equilibrio tra metodo e gioco che deve salvarci.
Quando si lavora è necessario essere rigorosi, quando si crea è necessario divertirsi, anche. L’artista è il nostro bambino interiore che gioca con i colori, con la carta e le parole, con le note, i tasti, l’obiettivo, la creta, l’acciaio, il computer. Certo, l’artista può alzarsi all’alba per salutare i suoi strumenti, i sui “giochi”, ma questo è l’entusiasmo del bambino che, presto al mattino, si sveglia per andare a giocare con i suoi giocattoli preferiti, per inventarsi storie fantastiche e immergersi pienamente nel suo mondo.
Al fine di lavorare al meglio e lasciare che il nostro flusso creativo scorra indisturbato e libero da costrizioni, molti artisti considerano il tempo dedicato al lavoro come tempo dedicato al gioco. L’attrazione romantica che ognuno possa provare nell’immaginare l’artista in fase creativa, in un rigoroso e monastico ritiro viene, ahimè, disattesa da una realtà ben più caotica ed entusiastica fatta non solo di tormento e rigidità (componenti che esistono, sia ben chiaro), ma di un patchwork molto più giocoso e fanciullesco.
“L’arte è molto più divertente di quanto la si voglia dipingere”
Keypoint: al centro della creatività c’è la gioia.