#97. LA VERA RIVOLUZIONE E’ LA CONDIVISIONE…SERENA

Ormai tutti parliamo di tutto e sparliamo di tutti, facendo della condivisione il nuovo scarica barile 4.0.
Forse è una tendenza di questi ultimi anni, da quando – una banalità sì, ma con il suo grado di verità – l’uso del cellulare ha praticamente sostituito tutti gli strumenti che facevano parte del nostro mondo e tutti gli atti, apparentemente banali, che compiamo quotidianamente, tendono a dematerializzarsi. Gesti come acquistare un biglietto, usare banconote, entrare in un negozio, leggere un libro, ascoltare musica, sono sostituiti da “non-gesti” legati ad una infrastruttura per lo più invisibile, che ci sta trasformando nei modi e negli approcci. E dato che questa infrastruttura è integrata negli oggetti ordinari e nelle superfici intorno a noi, tutta l’interazione tende a scomparire dal campo visivo, dall’azione concreta, e dunque dal pensiero. Gli smartphone hanno di fatto trasformato l’intero tessuto della vita quotidiana, modificandone i rituali e ridisegnando gli spazi. I social network sono una conseguenza di questo nuovo tessuto. 

I social network sono uno degli argomenti sicuramente più discussi in rete perché è la rete stessa che discute di se stessa.  All’inizio della mia attività lavorativa e imprenditoriale (parliamo ormai di vent’anni fa…porca miseria, che vecchietto), sul primo sito web della mia azienda ricordo che scrissi, probabilmente senza nemmeno averne piena coscienza, che “la vera rivoluzione è la condivisione”, non sbagliavo di tanto. L’accesso all’informazione sta cambiando le abitudini e lo sta facendo ad una velocità spiazzante.

I social network ci hanno rincitrullito, e credo che questo sia un dato di fatto come esattamente come il cibo velenoso e l’inquinamento del pianeta; ma come dice Sebastião Salgado, quasi il 50% del pianeta è ancora incontaminato e questa è una gran bella notizia! Ecco, la rete non è il male e anche questa è una gran bella notizia. Non sono un grande esperto di social media, ma credo di aver maturato conoscenze abbastanza robuste sulle componenti tecniche e sugli approcci comunicativi, elementi che mi permettono di affrontare questa nuova modalità in modo abbastanza sereno. Nonostante la mia veneranda età. 🙂

Credo che questo sia ciò che manca, la serenità. In buona parte la corsa al “Mi piace” e al consenso digitale, ha sicuramente spostato asticella e aspettative. Non è vero che chi era un co….one prima, su web fa la stessa fine, tutt’altro. Ci sono buone possibilità, invece, che riesca a spacciarsi per un lunghissimo tempo, per qualcosa che non è ingannando senza alcun timore, il suo prossimo venturo.

Tornando alla serenità, credo sia assente su tanti, troppi fronti. Questa apertura al mondo digitale da parte di un pubblico sempre più ampio, ha creato competizioni poco sane, quando non dannose. Ognuno di noi tende a confrontarsi con una cerchia ristretta di persone, che fanno parte di un clan. La moda impone certi cliché, uno sport prevede un certo tipo di regole fuori e dentro il campo, una religione prevede dogmi e usanze, e così tutte le comunità. Più queste comunità crescono e più complessa è la loro struttura. In particolare in un mondo virtuale dove tanti, forse troppi, possono e vogliono essere quello che non sono realmente o semplicemente vorrebbero essere diversi. 

Dietro una tastiera, potenzialmente, lo sei. Certo diventa complicato spiegare a tutte quelle persone contro che stanno scrivendo utilizzando proprio qualcosa nei confronti della quale sarebbero contro. Contro lo sfruttamento del lavoro e del territorio, contro l’inquinamento, contro le multinazionali e tutto il resto. Nobilissimo, ma lo scriviamo attraverso tastiere, computer, chip, monitor, cavi, smartphone, infrastrutture e dispositivi di rete che sono proprio alla base dello sfruttamento del lavoro e del territorio, dell’inquinamento e delle multinazionali…Si lo so è dura da mandare giù ma è così. 

Se scriviamo che siamo contro queste brutture mondiali attraverso la modernissima tastiera retroilluminata del nostro sofisticatissimo nonché ultimissimo modello di Mac Book pro ultra-figo in fibra di carbonio e pan di zenzero, forse non stiamo consideriamo che per realizzarla è stato “sfruttato” il lavoro di uno dei tantissimi cinesi che lavora in una qualche industria che non rispetta nemmeno le minime misure di sicurezza e igiene. Probabilmente è uno dei lavoratori della Hon Hai Precision Industry – meglio conosciuta come Foxconn – che conta “solo” un milione e trecentomila dipendenti. L’azienda ha livelli di confort sicuramente dignitosi, ma nel 2012 è stata costretta da Apple a far firmare ai suoi dipendenti uno speciale impegno che assicurasse di non avere più suicidi all’interno dell’azienda. Forse qualche problemino lo hanno avuto… 

Essendo un utente più o meno evoluto e, lavorando ogni giorno in questo campo, non posso certo essere contro al mondo digitale, informatico e social, anzi. Ne sono entusiasta! Però cerco, con grande fatica e allenamento costante, di farne un uso moderato e cosciente, cercando di non appartenere ad un fantomatico campione di persone che utilizza il web e che alimenta gli studi di qualche luminare di una non ben identificata università americana che studia il livello di infelicità di questo campione analizzato. Non ho idea di cosa io abbia scritto, ma mi sembrava efficace. 🙂

Ci provo, semplicemente…non credo esistano formule. Magari qualche piccolo accorgimento, che per ognuno può essere diverso: leggere un libro di carta (questo è scontato, lo so), c’è chi prova a non fotografare qualsiasi cosa gli capiti sotto il naso, qualche uso più estremo tipo far finta di dimenticare a casa il cellulare (eh questa è durissima, lo so) e poi c’è quella più complessa da attuare, ma credo la più efficace, non impostare la password automatica così da doverla digitare ad ogni accesso…sì lo so, qui stiamo parlando di di livelli Master of the Universe

Keypoint: la vera rivoluzione è la condivisione…serena. E pacifica. 

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