Bologna ci piace perché non impone percorsi obbligati, ma consiglia di lasciarci andare tra le sue strade, sotto i portici, per ritrovarci dentro i mercatini con qualche piacevole sosta tra caffè e bistrot, da quelli storici dei primi del Novecento, ai miti della pasticceria internazionale fino ai più moderni, fedeli al credo degli speciality coffè dove ti viene promesso che la colazione è una faccenda seria. Ed è così che in uno di quei sabati in cui senti di meritarti la tua bella città, a spasso senza ombrello (non è il titolo di una canzone..), individuiamo su una mappa le location sparse per la città dove la Fondazione MAST promuove, organizza e produce dal 2013, “Foto/Industria”, la prima Biennale al mondo dedicata al lavoro. Industria e lavoro!? Non solo ci interessano, ma sono la nostra passione quotidiana! 🙂
Allora ci avventuriamo curiosi, armati di cellulare per scattare foto (rigorosamente) amatoriali come in una caccia al tesoro, e scopriamo che proprio di tesori si tratta: ci riferiamo alle foto di 14 tra i fotografi più rilevanti del panorama mondiale. L’idea di osservare attraverso l’obiettivo di fotografi che in virtù della loro fama hanno goduto di grande libertà di azione, soprattutto dove le possibilità di accesso sono limitate, ci entusiasma. Tra di loro, Marten Lange con le due serie Machina e Mechanism, tra microscopia, nanotecnologia e architetture urbane, dalla tecnica e dalla meccanica, arriva alla poesia fino ad approdare su scenari metafisici e fantascientifici.
Ci colpisce poi la serie che raccoglie le foto più belle dei paesaggi industriali di Josef Koudelka, che nella loro potente solennità, indagano sulla invadente trasformazione della realtà causata dalla rivoluzione industriale.
Proseguiamo sempre più curiosi, alla volta della serie fotografica di Jhon Myers che ritrae quella regione dell’Inghilterra che viene chiamata Black Country, nota come l’officina del mondo, dove le pesanti acciaierie lasciano il posto ai moderni centri commerciali. In questo caso come anche in quello di Yukichi Watabe, il fotografo, suo malgrado, diventa giornalista o addirittura detective e, spinto da una coscienza etica, costruisce anche dossier di grande interesse per chi di solito non è invitato a vedere.
Ma forse l’esposizione che ci ha colpito di più è quella racchiusa nella bellissima struttura, sede del Mast, poco fuori le mura; straordinaria, la struttura, non solo per il gusto estetico e per l’architettura elegante, ma anche per l’ottimo allestimento interno che permette la valorizzazione che quelle opere meritano, anche grazie all’efficace sistema di illuminazione.
Qui ci pare di sentire un potente coro di voci che parla di macchine e di energie di fronte alla serie di fotografie di Thomas Ruff, intitolata Macchine: foto di grandissime dimensioni, alcune delle quali a bassa risoluzione dove i pixel risultano molto ingranditi creando uno scenario ancora più potente. Da tutte queste foto emergono tecnologie, meccanica, spirito imprenditoriale, produzione di lavoro, valori da sempre peculiari del territorio bolognese e che noi condividiamo nel nostro impegno quotidiano insieme a tutti coloro che lavorano con noi e che ogni giorno contribuiscono alla nostra crescita.
Alla fine del percorso abbiamo confermato l’idea che le macchine da lavoro e nel lavoro, gli ingranaggi, gli scenari industriali antichi o più moderni, sanno essere bellissimi. Se visti e ritratti da un occhio esperto, sembrano posare con pazienza, a volte potenti e pesanti, altre volte più sottili e sofisticati ma sempre pieni di senso e di autorevolezza. Abbiamo imparato anche che, come è stato rilevato dalle valutazioni di visitatori soprattutto stranieri raccolte da un’indagine del Comune qualche anno fa, Bologna che ha ospitato Foto/Industria, è davvero “una città reale e autentica”.
Una combinazione tra “destinazione e destino” come la nostra passione che da visione è diventata una realtà concreta nei valori che ci accompagnano.