cambiare

#100. CAMBIARE CAMBIARE CAMBIARE

Cambiare la nostra vita, invertire tendenze negative, dare una svolta. Quante volte lo abbiamo pensato? E quante volte lo abbiamo fatto, magari senza nemmeno rendercene conto? Esiste una bibliografia sconfinata di testi che si occupano di cambiamento, auto-aiuto; pagine e pagine di regole, consigli, “terapie” e altri elementi, più o meno complessi, che dovrebbero portarci, finalmente a questo agognato cambiamento.

Cambiare, mutando le nostre abitudini e trasformando il nostro modo di approcciarsi alle vicende della vita, doverebbe essere in realtà un’attività normale, che non dovrebbe essere spiegata sui libri. Invece, puntualmente, ci ritroviamo invischiati in situazioni che ci rendono statici, spesso inermi e spaventati. Il cambiamento postula la necessità di crearsi una visione personale, un approccio intimo. Quando leggiamo questi libri o ci affidiamo a gruppi di self-qualcosa, rischiamo di cadere nella trappola della catena di montaggio, che ha poco a che vedere con il sé.

Il paradigma più usato per introdurre il cambiamento è quello dell’eliminazione delle trappole nelle quali siamo caduti durante l’infanzia e che ci portiamo dietro in età adulta. Inadeguatezza, sottomissione, dipendenza, esclusione e abbandono, sono le gravi lacune che vissute da bambini e protratte nel tempo, causeranno lacune importanti, che renderanno più complesso ma assolutamente necessario il cambiamento.

Prima di cambiare, però, è necessario capire dove vogliamo che ci porti questo percorso; solo così sapremo quale strada intraprendere, senza navigare nel mare magno che una decisione del genere comporta. Eliminare le trappole alle quali abbiamo accennato, è “solo” una delle attività, ma dobbiamo avere chiaro in mente dove vogliamo che questo processo ci porti, per essere felici, appagati e realizzati. Solamente dopo aver elaborato un insieme di scopi di vita, è possibile pianificare i passi specifici per raggiungerli.

Diventare una persona migliore è un obiettivo bellissimo ma, forse, un po’ troppo generico e troppo facile da disilludere. Certo, se siamo stati fino al giorno prima delle persone orribili, è auspicabile cercare di fare del nostro meglio affinché questo non succeda più, ma è fondamentale concentrarsi su qualcosa di più specifico, magari replicabile e sistematico.

Per scoprire chi siamo e cosa può renderci felici, bisogna porsi alcune domande e rispondere in modo sincero. Ad esempio: quali amici vorremmo avere? Che amica posso essere? Come dovrebbe essere la persona che mi starà accanto? Sono in grado di interrompere una relazione che mi fa male? E ancora, qual è il mio livello ideale di autonomia? Ci sono persone che vivono in modo appagante svolgendo attività per lo più solitarie, altri, invece, sono più felici quando trascorrono tempo socializzando.

Abbiamo il dovere di essere empatici con noi stessi e, prima di iniziare un percorso di cambiamento, dimostrare comprensione per noi stessi, avere fiducia e un buon livello di consapevolezza. Molte persone si criticano in modo troppo duro, ledendo una delle componenti più importanti del nostro io, l’autostima. Altri, invece, risultano troppo indulgenti cercando continuamente scuse.

Ognuno di noi, in cuor nostro, sa che certe trappole sono difficili da eliminare, facendo risultare il cambiamento un processo complesso, ma sappiamo anche bene che è fondamentale assumersi la responsabilità del cambiamento. Non tutti i cambiamenti potranno godere di un percorso, di un allenamento o, ancor meglio, di un flusso perfettamente in armonia con i nostri ritmi.

Purtroppo molti cambiamenti – spesso gli unici indispensabili – richiedono un “atto di fede“, sono rischiosi. Per poter crescere davvero è necessario cambiare lavoro, cambiare casa, trasferirsi. Più saremo consapevoli e più capiremo che l’unica soluzione è un taglio netto con il passato.

Nel film Una canzone per Bobby Long, Bob (John Travolta) citando T.S. Eliot, si rivolge così a Pursy (Scarlett Johansson), figlia ritrovata dopo non poche vicissitudini: “Noi non cesseremo l’esplorazione, e la fine di tutto il nostro esplorare sarà giungere laddove noi siamo partiti e conoscere quel posto per la prima volta.

Keypoint: il luogo dove dobbiamo arrivare è esattamente dentro di noi. Può essere molto lontano ma, almeno, sappiamo dov’è.

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