#69. CONOSCERE I RISCHI PER “IGNORARLI”
Ogni essere umano è programmato per sfuggire a ciò che lo spaventa. La fuga è la reazione naturale che ci permette di salvare la pelle in caso di pericoli o minacce.
Julien Smith, imprenditore e social-qualcosa, nel libro The Flinch spiega: “la fuga è diventata il nostro peggior nemico. Dovrebbe essere uno stimolo, una provocazione per andare avanti. Invece, la sfida viene respinta…ma se si rifiuta di affrontare la fuga, si viene sopraffatti dalla paura.”
Maggiore è il rischio che saremo pronti ad affrontare, più appagante sarà il sapore della conquista, ma non è ovviamente il caso di ignorare del tutto la cautela. Bisogna ben ponderare, nelle condizioni in cui ci troviamo al momento, a quali condizioni sia accettabile un azzardo. Le componenti da considerare sono molteplici: siamo soli? Ciò che vogliamo intraprendere mette a rischio anche il tenore (o la vita stessa) delle persone che ci sono vicine? Ho un piano B? Quella del piano B è un’opzione da tenere sempre in considerazione. 🙂
Ogni situazione è diversa e va analizzata dettagliatamente, ma tutti condividiamo un elemento, senza esclusioni: la vita è piena di rischi, avanza inesorabile e, con l’età, potremmo temere ancor di più l’ignoto.
Quando si cresce acquisiamo più saggezza (almeno così vuole la leggenda), ma possono aumentare i timori del futuro e, con un pizzico di rammarico, accantoniamo l’incoscienza per più miti consigli. Se però vogliamo inseguire i nostri sogni, o parte di essi, sappiamo bene che qualche rischio si deve correre.
Credo capiti un po’ a tutti di provare a ripensare agli anni passati. A me capita, di ripensare a dove ero 5 anni fa ad esempio; è vero che spesso non ci ricordiamo nemmeno cosa abbiamo mangiato la sera prima, ma certi step non si scordano.
Fai qualche bilancio e ti rendi conto di quanta strada, per quanto sia “semplice”, hai fatto. Si ripensa al proprio percorso, ci si chiede se mai avremmo immaginato di essere arrivati (o ridotti) così come siamo. La vita ci riserva tante sorprese, a volte meravigliose altre, ahimè, drammatiche.
In che misura quel che abbiamo realizzato faceva parte di un progetto globale? Avremmo mai creduto di ottenere ciò che abbiamo ottenuto? Ripensando a ciò che abbiamo fatto dovremmo essere in grado di elencare anche i rischi che, spesso, abbiamo affrontato, senza nemmeno rendercene conto. Capiremmo che siamo meno “codardi” di quel che crediamo, ma non ne avevamo la piena consapevolezza.
Ciò che può contribuire a ridurre la paura nell’affrontare i rischi che quotidianamente si presentano, è capire dove vorremmo andare. Solo se si è consapevoli i nostri progetti avranno senso.
Keypoint: nessuno può ottenere felicità (o momenti di pausa dall’infelicità) senza assumersi delle responsabilità. Il rischio più grande che corriamo ogni giorno è quello di far decidere gli altri per noi.