Non so a quanti sia già successo, ma credo a molti. Qualche giorno fa ho voluto fare la simulazione di previsione pensionistica…ammetto che la mia prima reazione è stata una fragorosa risata e, dopo qualche secondo, sono rimasto in attesa di una qualche altra reazione, mi aspettavo che arrivasse sgomento, ansia, impotenza e invece nulla di tutto questo.
Ho pensato che non si può rimandare la giovinezza alla pensione, non possiamo rimandare ciò che per noi è importante a data da destinarsi. Aspettare “più tempo”, “più denaro”, la casa perfetta o le condizioni ideali, fa scorrere il tempo in modo inesorabile. Dobbiamo farlo, qualsiasi cosa sia, prima che diventi troppo tardi, perché è vero che per certi versi non è mai troppo tardi, ma meglio non correre il rischio. 🙂
Chi fa esperienze crude e feroci, che siano esse malattie o incidenti e si ritrova vicino alla morte, mette in gioco cambiamenti radicali. Dal “semplice” trasferimento in un altro luogo, fino al ribaltamento totale della proprio vita.
Ciò che viene da chiedersi è perché ci rendiamo conto di quanto sia prezioso il nostro tempo solo in casi così estremi. Probabilmente ci sentiamo immortali e per questo perdiamo di vista l’importanza della vita.
Quando Dostoevskij si trovò davanti al plotone di esecuzione per giustiziarlo, perché accusato di essere sovversivo al regime del tempo, vide la morte in faccia. Ormai era fatta, i suoi giorni sarebbero finiti lì. I militari alzarono le baionette, caricarono, puntarono ma…non spararono mai. Il comando di fare fuoco non fu mai dato perché un messo dello Zar portò appena in tempo la grazia.
Quell’esperienza traumatica cambiò lo scrittore nel profondo. Fu una nuova rinascita, una sveglia che fino a quel momento non aveva mai suonato, una chiamata alla vita. Da quel momento decise di dedicarsi a ciò che più contava per lui: scrivere. E lo fece nonostante buona parte della sua vita non fu proprio una passeggiata di salute, divisa tra lavori forzati e dure carceri in Siberia.