#268. CLOUD COMPUTING
“Quindi tutto ormai è in cloud?”
“Assolutamente no”
“Ma le cose importanti sì”
“Assolutamente no”
“Ma allora perché parliamo sempre di cloud cloud e cloud”
“Perché usiamo le parole a sproposito”
“….”
Che la tendenza ad andare sul cloud sia il futuro è abbastanza evidente, ma non abbiamo (in realtà) idea di quanto questa tendenza durerà e se sarà realmente la modalità del futuro. Tutto cambia ad una velocità incontrollata, tecnologie, sistemi, standard e, con essi, anche le tendenze. Mi spiego. Ciò che è ritenuto oggi cloud ha due grandi interpretazioni: a livello personale e a livello enterprise, rimanendo ben distinte e distanti l’una dall’altra. Ad oggi i due approcci sono piuttosto slegati, ma risultano assolutamente – e con il tempo sempre di più – intercambiabili, sconfinando l’uno nell’altro.
C’è da chiedersi se, anche noi nelle nostre abitazioni, nelle nostre auto e nei nostri uffici, non si possa diventare parte integrante di questo cloud. In buona sostanza lo siamo già, ma nel 99% dei casi siamo “semplici” fruitori; nessuno può escludere che una via sia quella di diventare parte più attiva dell’intera macchina. La miniaturizzazione dei dispositivi complessi e la facilità di fruizione degli stessi, potrebbe permetterci di diventare dei piccoli distributori di servizi a nostra volta.
Anche se può apparire paradossale, molte persone che possiedono in casa una buona connettività e un paio di computer ben carrozzati, potrebbero offrire tranquillamente spazio e servizi on line agli amici, ai vicini, ad un gruppo di persone che condividono un hobby. Certamente nulla di straordinario, ma decisamente inimmaginabile fino a un paio di anni fa. Anche se non lo faremo mai per mille motivi (costi, difficoltà tecniche, e altri ostacoli), il solo pensiero di questa possibilità ci fa pensare che sì, il cloud è una direzione quasi obbligata, ma non certo come la stiamo concependo ora. Fra qualche decina di anni saremo rivenditori di connessioni (così come qualcuno ha cominciato ad immettere energia elettrica prodotta in autonomia). La ricchezza si misurerà ad algoritmi e non (solo) a soldi, la scala sociale sarà digitale. Una rivoluzione, vera.
Ci basta pensare a tutte le modalità di interazione con i dispositivi che abbiamo ora per capire a cosa andremo incontro. Ormai abbiamo dispositivi in grado di riconoscere i visi. rispondere ai comandi vocali con grande precisione e conversare in modo quasi naturale. La realtà aumentata cambia il modo in cui si interagisce con il mondo che ci circonda. Grazie all’IOT, anche gli elettrodomestici più elementari possono diventare un’arma se controllata dalle mani sbagliate. Tutto ciò che è digitale è programmabile e vulnerabile. Quasi tutti questi servizi sono basati su cloud e, molti di essi, potrebbero vivere all’interno di un microcloud completamente autonomo.
Per ora abbiamo l’handicap delle infrastrutture che restano, almeno in Italia, obsolete e poco manutenute, ma quando arriverà qualche gigante tecnologico cinese o qualche holding finanziaria araba a comprare l’intero paese per investire a buon mercato, allora avremo sicuramente ingenti investimenti e grande crescita. Il prezzo che dovremo pagare è l’unica vera incognita.
Keypoint: il cloud è molto di più di “una posizione diversa per eseguire le app”.