#265. LA MAGIA DI ESSERE UN PRINCIPIANTE
Quando superiamo lo status di principiante? La verità? C’è da sperare che non si superi mai quello status.
La creatività è un atto di fede, una pratica spirituale dove la divinità nella quale credere è l’atto artistico. Non possiamo pensare che l’atto creativo sia qualcosa di perfezionato e, una volta concluso, messo da parte per sempre. Non appena raggiungiamo un obiettivo, questo scompare tra le pieghe dei nostri ricordi e, più o meno scontenti di ciò che abbiamo creato, ci ritroviamo a parlare con il nostro Io creativo far fronte alle sue infinite richieste.
Quella brama di inquieta di andare avanti e chiedersi “e adesso? Che si fa?” Il senso di non finito che si prova ogni volta che si chiude qualcosa, ci mette a dura prova; ci viene richiesta una costanza ammirevole e uno sforzo costante e duraturo. Alla domanda “ma non posso riposarmi?” La risposta è inequivocabile: “no!”
Cosa spinge un artista a cercare continuamente, a mettersi comunque sempre in gioco? E’ forse la brama di successo? Oppure la possibilità di essere visibile? Non credo…Credo che quello che muove uno spirito artistico sia la volontà di essere sempre nella posizione del principiante. Ci sono molti artisti che rifiutano lavori troppo lunghi per paura di perdere occasioni e disponibilità a nuove sfide.
La creatività non è un business…molti ce lo vogliono far credere, soprattutto in alcuni ambiti più sdoganati quali la musica, il cinema e la televisione. L’attività, anche artistica certo, può esserlo e ben venga se può portare guadagni e popolarità, ma l’atto creativo non può essere imbrigliato in una, seppur complessa, logica economica. I film di grande successo, così come i film, i libri e le canzoni, generano spesso richieste di continuità stilistica nella forma e, spesso, anche nel contenuto.
La lotta duale tra “certezza del business” e creatività è un male che stiamo vivendo sopratutto in questi ultimi vent’anni; soprattutto nei giovani artisti è difficile comprendere che per trovare una realizzazione artistica non è necessario stravolgere completamente una carriera di successo. Sarebbe sufficiente modificare giorno per giorno, a piccoli passi, alcune tendenze, così da immagazzinarle all’interno della propria poetica e visione.
D’altra parte è difficile, soprattutto ora, potersi permettere di coltivare talenti – anche acerbi – come accadeva fino a trent’anni fa. Anche se partivano da giovani, molti artisti avevano il tempo di “crescere”, di maturare una propria struttura artistica e, senza mai dimenticare le radici, mantenere quell’atteggiamento da principiante che tanto aiuta l’ispirazione. Oggi purtroppo è tutto usa e getta, non esiste alcun movimento culturale dove poter far crescere i talenti. Nessuno è disposto a sacrificare il proprio ego e i propri guadagni e, tristemente, ci ritroviamo orde di ragazze e ragazzi, molti dei quali anche talentuosi, che non hanno alcuno sbocco perché, ahimè, nessuno è disposto a perderci più di una stagione di un talent.
Keypoint: soddisfare il mercato è importante…soddisfare se stessi di più.