#191. SUPERARE I BLOCCHI
Se quelli da superare fossero i blocchi della polizia o dei vigili questo articolo avrebbe sicuramente più successo, ma non so quanto ciò vi sia scritto possa essere di aiuto per quel tipo di “blocchi”. 🙂 Però, ripensandoci, qualche modalità operativa potrebbe essere usata anche in questi casi.
Ognuno di noi, quando lavora ad un progetto, dovrebbe essere libero da risentimenti e resistenze, superando le barriere fatte di rabbia e paura affinché il lavoro proceda liberamente. Raramente i blocchi sono misteriosi e difficilmente sono così confusi da non riuscire a manifestarsi; più spesso sono identificabili con atteggiamenti di difesa contro ciò che viene percepito come ambiente ostile, al di là del fatto che questa percezione sia giusta o sbagliata.
Come custodi del nostro artista interiore sta a noi avere la forza di convincerlo che è al sicuro, protetto e che non corre pericoli. All’inizio di ogni progetto e, ancora meglio quando si presentano i classici blocchi (non solo dell’artista), è buona norma farsi alcune domande; non importa quanto capziose esse possano risultare. L’importante è segnarsele e, successivamente, analizzarle.
Queste stesse domande, se poste quando in extremis stiamo per abbandonare il lavoro, potrebbero aiutarci a liberare il flusso e sbloccare il momento di stallo. Ecco alcune domande che, nella mia esperienza personale, mi hanno aiutato:
- Elencare tutte le forme di risentimento mi produce un certo lavoro. Ad esempio “mi da fastidio non essere stato prescelto per quel festival” oppure “perché sono arrivato secondo? Non è giusto“. Ricordatevi, in questa fase non importa né essere politicamente corretti né essere “leggeri”. Siate quello che siate.
- Elencare tutte le paure e i timori che riguardano un determinato progetto. Ad esempio “ho paura (sono certo) che il lavoro sia una schifezza“, “sono sicuro che questa oltre ad essere un’idea vecchia e poco originale sia anche triste“. E ancora, “non finirò mai questo lavoro“. E l’elenco può andare avanti.
- Aggiungere tutto, anche ciò che appare sciocco ed insignificante. “Certo che avrebbero potuto dirmi che sono stato bravo. Ok, mi hai pagato, ma un minimo di riconoscimento non ci starebbe male!“
- Chiedersi quali vantaggi potrebbe portare non fare un certo lavoro. Ad esempio: “se non lo faccio avrò più tempo per fare altro“. “Se non lo faccio non prenderò quei soldi, ma almeno mi sarò riposato“
- Cerco di scendere a compromessi con la mia creatività: “ok, io ci metto la quantità e tu, creatività, ci metti la qualità”. 🙂
Queste sono solo alcuni esempi ma, se seguiti pedissequamente, possono essere molto potenti e rivelarsi davvero illuminanti e…sbloccanti.
Keypoint: non importa quanto possano sembrarci stupide certe domande, se possono servire a sbloccarci facciamocele!