#180. COME TI LIBERI DALL’INQUIETUDINE?
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Il sociologo Zygmunt Bauman scrive
“L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.”
Quello descritto dal filosofo polacco è il “segnale” di un’inquietudine che si palesa in occidente, in modo drammatico. La fuga che mettiamo in atto giorno per giorno dal turbamento è il chiaro segno che sempre più persone, non solo sono inquiete, ma non sanno come uscirne. Sinceramente non credo ci sia una formula magica, e non credo nemmeno che il classico trittico sport-dieta-riposo siano sufficienti per liberarci dallo stato d’ansia. Lo stato di trepidazione che ogni persona vive non dipende dalle cose che possiede o dalle azioni che ha compiuto, piuttosto deriva da ciò che non possiede (e non possiederà mai), e da ciò che dovrà affrontare e che spaventa.
Ma allora, alla domanda “come posso liberarmi dell’inquietudine” la risposta è “non te ne liberi” ma, come per tutto quello che umanamente ci appartiene, possiamo fare sì che ogni esperienza ci possa rendere più robusti. Le persone che tendono a preoccuparsi eccessivamente sottovalutano la loro capacità di affrontare situazioni negative.
I consigli sono sempre gli stessi, che girano fin dalla notte dei tempi: affrontare il problema, dedicarsi a varie attività, spezzettare i problemi in problemi più piccoli, inquadra la situazione, razionalizzare e bla bla. Ma il problema è che, se davvero ci sentiamo turbati, inquieti, ansiosi, non vi è nessuna strategia vera che possa cambiare il nostro stato d’animo. L’unica cosa da fare sarebbe quella di affrontare quel momento in modo pacato, senza dare giudizi su ciò che ci sta accadendo. E’ fondamentale uscire dal pericoloso loop “e adesso che faccio? Lo sapevo, non valgo nulla. Non riesco ad essere felice…invece agli altri sembra che vada tutto così bene…“. Al di là del fatto che non è così e che ognuno ha i suoi momenti di merda (e nemmeno immaginiamo quanti), l’unico sforzo che dovremmo permetterci è, appunto, quello di evitare di piangersi addosso e iniziare degli inutili confronti. Quello sì che non serve a nulla.
Nessuna frase di Paulo Coelho o Alda Merini ci sarà di aiuto, nessuna foto in bianco e nero con su un aforisma anonimo ci darà la forza di superare un momento di forte inquietudine, ma lo supereremo. E lo faremo brillantemente. Perché? Perché siamo mossi da un istinto di sopravvivenza straordinario, e perché siamo esseri che mettono davanti a tutto la ricerca costante di qualcosa che ci possa rendere felici. In buona sostanza, l’inquietudine, ci serve.
Keypoint: inquietudine, senza esagerare. 🙂