problema

#164. RISOLVERE IL PROBLEMA

La difficoltà è che la maggior parte di noi non è in grado di essere passivamente consapevole, lasciando che il problema riveli la sua storia senza che noi lo si interpreti. Non sappiamo come guardare un problema spassionatamente; non siamo capaci, sfortunatamente, perché vogliamo trovare una soluzione del problema, vogliamo una risposta, ne cerchiamo la conclusione. Oppure cerchiamo di tradurre il problema secondo i nostri principi di piacere e dolore o, ancora, abbiamo già una risposta pronta su come affrontare il problema. 

Quindi affrontiamo una questione che si presenta sempre nuova con schemi vecchi. La sfida è sempre il nuovo, la nostra risposta è sempre vecchia, e la nostra difficoltà è quella di confrontarci in modo adeguato a tutto ciò“.  

Questo è un pensiero di Jiddu Krishnamurti, un filosofo indiano che non volle appartenere a nessuna organizzazione, nazionalità o religione. Si definiva un cittadino del mondo, apolide e apolitico. L’essenza della libertà. Mi sevo di questo pensiero per fare una veloce analisi di quello che comporta, oggi, il saper risolvere i problemi. 

Nella vita bisogna possedere tante qualità. E’ necessario essere innovatori, positivi, motivati, curiosi, disponibili al rischio, diplomatici, ambiziosi, socievoli, persuasivi, tenaci, prestanti, furbi, organizzati ma, soprattutto, bisogna essere dei PROBLEM SOLVER. Qualsiasi sia il nostro percorso, ci troveremo a dover risolvere degli inghippi, grandi o piccoli. Risolvere problemi non significa più cavarsela, no. Adesso si è aggiunto un elemento in più: trasformare i problemi in opportunità. Ma come!? Già la vita è un casino, già i problemi si susseguono uno dopo l’altro e adesso dobbiamo viverci anche lo stress di trasformare i problemi in opportunità? Eh no! Adesso basta…

Il mio è volutamente motivo di provocazione. La trasformazione del problema in opportunità, è un grande traguardo al quale ambire, ma pensare che ogni problema si possa trasformare in un’occasione è decisamente stressante il che, a lungo andare, crea difficoltà ben più gravi come ansia, senso di frustrazione, incertezze e competitività con se stessi.

Tornando al pensiero di Jiddu, ecco che nelle sue parole – lasciando che il problema riveli la sua storia senza che noi lo si interpreti – troviamo proprio questo concetto che, si badi bene, non significa restare passivi davanti alle difficoltà, ma significa affrontare i problemi con nuovi schemi mentali. In questa interpretazione possiamo inserire anche quella di lasciare il problema così com’è, trovarne l’adeguata soluzione e basta, senza necessariamente approfondire ogni suo dettaglio. Il rischio, cercando di trasformarlo in qualcosa a noi favorevole, è quello di non trovare alcuna opportunità così da ripresentare lo stesso problema, in forma diversa. Non vi è alcuna opportunità nel pagare una multa, se non quella di essere timorati affinché non ci capiti più: più che opportunità la chiamerei esperienza. Ecco, ogni problema può essere un’esperienza di insegnamento. 

Galileo sosteneva che dietro ogni problema si nasconde un’opportunità. Ci sono buone probabilità che questo sia vero, in molti ambiti della ricerca scientifica, della sociologia di massa e della psicologia moderna, ma ne quotidiano sarebbe opportuno creare due grandi categorie: quella dei problemi “opportuni” e quella dei problemi “inopportuni”. 🙂 

Keypoint: ogni problema nasconde un’opportunità che può, a sua volta, diventare un problema…più grande. 

 

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