#123. IL LAVORO FA SCHIFO
Ciò che prevede il mondo produttivo di oggi è la presenza dei dipendenti in orari e giorni fissi, uguali per tutti, dal lunedì al venerdì (qualcuno anche sabato e domenica!) dalle 9.00 alle 18.00 circa. Eccezion fatta per alcuni casi, la modalità lavorativa si assesta più o meno su questi parametri: per milioni e milioni di persone. Usciamo tutti nello stesso momento, per recarci negli stessi luoghi, a fare spesso ciò che non ci va di fare, intasando sempre le stesse strade, affrontando – troppo spesso – gli stessi identici problemi.
Questa rigida gestione del tempo produttivo ha come dirette conseguenze la perdita di autonomia nella vita privata, la demotivazione dei lavoratori costretti ad escogitare scuse per ottenere un permesso o giustificare la loro assenza anche ai colleghi, una forte ansia che annulla i giorni di ferie, ma soprattutto sta formando intere generazioni di persone preoccupate di arrivare al lavoro in orario, restare sulla scrivania il maggior numero di ore possibili alla scrivania o alla attrezzatura, ostentando presenza ed efficienza in presenza di dirigenti e responsabili. Possiamo dire che, come in tutto, l’apparenza sostituisce la sostanza.
Molte aziende lo stanno capendo e hanno invertito completamente la tendenza dando importanza non più al controllo del dipendente (perché solo di questo si tratta), ma del raggiungimento dei risultati. Concentrandosi su questo approccio Best Buy, il colosso numero due per vendite on line dopo Alibaba, sta lavorando da quasi undici anni proprio allo scopo di togliere l’orario di lavoro; non renderlo flessibile, ma toglierlo completamente, dando possibilità ai dipendenti di organizzarsi. Non so quanto sia possibile raggiungere completamente questo risultato, ma già il solo fatto che siano anni che si muovano in quella direzione, mi fa comunque ben sperare.
Il metodo che molte aziende stanno cercando di implementare è quello del ROWE (Results-only Work Environment), un approccio che prevede che le aziende retribuiscano i lavoratori per il loro “lavoro” e non per le ore che trascorrono in azienda, magari a sabotarla perché frustrati.
Un approccio del genere, e di esempi ce ne sono diverse migliaia in giro per il mondo, permetterebbe ad ogni lavoratrice e lavoratore di potersi gestire in modo autonomo la propria vita, senza lo stress degli orari, e per le aziende significherebbe avere dipendenti più motivati e responsabili. Molti lavori non potranno certo “sottostare” a questo paradigma. Il pizzaiolo continuerà a fare le pizze – almeno per un po’, fino a quando non sarà sostituito con un robot – in orari prestabiliti, così come i camerieri e altre figure occupate nell’accoglienza, ma tutto quello che è apparato produttivo ed intellettuale, subirà nei prossimo 10 anni una rivoluzione epocale e io mi ricorderò di quando tutti mi prendevano in giro dicendo “sì, certo! Sogna sogna“. 🙂
Keypoint: niente orari, solo risultati!